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Mondo, identità e storia
Si legge nel programma della Commissione Europea della Cultura per il 2000-2004 che tutti i progetti devono avere come scopo prioritario “la conoscenza e la diffusione della cultura e della storia dei popoli europei” e “la conservazione e la tutela dell’eredità culturale di importanza europea”. Anche il vertice dell’UNESCO che ha avuto luogo a Torino nel marzo 2001 si è richiamato al “patrimonio intangibile” da difendere in ogni parte del globo. Di questo patrimonio fanno parte non solo le grandi opere d’arte ma anche i beni immateriali che recano in sé “il senso di continuità con le generazioni precedenti, importanti per l’identità culturale così come per la salvaguardia della diversità culturale e della creatività umana”, in primo luogo le lingue storiche.
Su questa concezione si basa la tutela delle lingue minoritarie di cui l’Europa si è fatta carico. Anche la Regione Piemonte con la legge 26/90 e 37/97 si è espressa in tal senso nei riguardi delle nostre lingue storiche, tra le quali inserisce al primo posto il piemontese. Salvare questa lingua significa sprovincializzare il Piemonte, difenderlo dalla cultura monoblocco dell’italiano che rende difficoltoso anche l’apprendimento delle altre lingue europee.
Il Piemonte come è noto ha una storia millenaria e durante i secoli ha sempre conservato la sua identità. Anche la sua lingua, come è stato dimostrato, poggia su tradizioni antichissime e non merita che vada perduta. Se il piemontese appare meno blasonato delle altre lingue storiche della regione, come l’occitano e il francoprovenzale, lo si deve al fatto che negli ultimi 150 anni si è cercato con ogni mezzo di estirparlo.
Oggi le cose sono cambiate, per lo meno in Europa, e si comincia a rendersi conto che la salvaguardia delle lingue storiche e delle minoranze è indispensabile per conservare l’identità storico-culturale delle nazioni e dello stesso continente.
In Europa due lingue in pericolo di scomparsa sono state salvate dall’estinzione e sono diventate lingue ufficiali, tanto che le loro nazioni sono diventate bilingui: il catalano e il gaelico. In Catalogna la lingua storica è riuscita a risollevarsi dalla gravissima crisi in cui si trovava nel 1975 alla caduta del regime franchista grazie ad una attenta politica di sensibilizzazione e di diffusione nelle scuole, nei media, nella toponomastica. In Scozia dal 1998 le sedute del Parlamento si svolgono in gaelico e in inglese con la presenza del traduttore simultaneo nelle due lingue.
Queste sono le considerazioni che stanno alla base del nostro progetto di promuovere la conoscenza e la diffusione della cultura e tradizione del Piemonte, che per storia e scelta programmatica sono appunto parte integrante della migliore cultura europea. Il punto di partenza è necessariamente la lingua, che più di ogni altro fatto culturale è rappresentativa di una civiltà e di una tradizione.
La lingua di un popolo è il suo spirito, il suo spirito è la sua lingua, affermava Wilhelm von Humboldt, pensatore e linguista dell’Ottocento erede degli studi di Leibnitz e Herder sulla lingua tedesca.
Il singolo, dove, quando e come vive, è un frammento staccato della stirpe, e il linguaggio dimostra e mantiene questo nesso. Questa concezione lungi dall’essere obsoleta è stata ripresa anche nell’ultimo periodo da filosofi e linguisti.
L’esperienza dei corsi di lingua piemontese nelle scuole elementari e medie effettuati a partire dal 2000 con il patrocinio della Regione Piemonte, in cui la nostra associazione ha avuto un ruolo di primo piano, ha dimostrato la verità di questo assunto. L’insegnamento del piemontese è stato seguito con interesse ed entusiasmo dai giovanissimi e dalle loro famiglie e si è subito delineato come ponte tra le nuove e le vecchie generazioni e come termine di unione con gli stranieri grazie alle numerose comparazioni linguistiche anche con le lingue arabe e slave.
Di grande importanza sono stati inoltre i corsi tenuti nei licei classici e linguistici, in cui lo studio della lingua storica accanto a quello del greco e del latino ha permesso di delineare la sua posizione all’interno delle lingue classiche e ha convalidato l’assunto che il piemontese è una lingua a tutti gli effetti.
La diffusione del piemontese nelle scuole fa uscire la lingua regionale dal ghetto degli studi specialistici e dalle farse strapaesane. Permette di mettere a confronto culture di origine differente restituendo ad ognuna il suo significato e la sua importanza e soprattutto svela a chi non lo conosce un mondo dalle radici antichissime che ha molto da offrire.
(Vera Bertolino)
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