Menu principale:
Breve corso online
ALFABETO E GRAFIA
L’alfabeto piemontese è formato da 26 lettere di cui:
17 sono consonanti, 7 sono vocali, 1 è un digramma o gruppo monovocale (eu), 1 è una semiconsonante (j)
LE VOCALI
a: si pronuncia come in italiano
e: si pronuncia “stretta” in sillaba aperta, ad es.: pera (pietra)
ma si pronuncia “larga” in sillaba chiusa, ad es.: nen (non)
ë: si pronuncia “semimuta”: tëbbi (tiepido). Non ha corrispondente in italiano
i: si pronuncia come in italiano
ò: si pronuncia come la “o” italiana: balòss (birichino)
o: si pronuncia come la “u” italiana: pom (mela)
u: in generale si pronuncia come la “u” francese, ma quando si trova in un dittongo se l’accentazione del dittongo cade sulla vocale vicina, la “u” si pronuncia all’italiana: giàun (giallo), fàuss (falso).
Viceversa, se la vocale “u” si trova in un dittongo in cui l’accentazione del medesimo cade sulla “u”, questa segue la regola generale: sùit (asciutto), fiusa (fiducia)
eu: gruppo monovocalico che si pronuncia alla francese. È sempre tonico: feu (fuoco).
LE CONSONANTI
b: si pronuncia come in italiano;
c: si può pronunciare “dolce” o “dura”;
c “dolce”:
1) davanti a: e, ë, i: ciresa (ciliegia), gieugh (gioco)
2) quando è in fine di parola, nel qual caso la si trova scritta doppia: contacc (perbacco)
c “dura”:
1) davanti a: a, o, ò, u: ca (casa), cusin-a (cucina)
2) quando ha dopo di sé una “h”, sia nel corpo, sia in fine parola: chërse (crescere), lagh (lago)
d: si pronuncia come in italiano
f: si pronuncia come in italiano
g: segue le regole della “c”
h: serve per dare il suono duro alla “c” ed alla “g” davanti a: e, ë, i, eu, ed in fine parola,
ad es.: ghërsin (grissino), mach (soltanto)
j: corrisponde spesso al suono “gli” italiano. È sovente in posizione intervocalica:
maja (maglia), deje (dargli)
l: si pronuncia come in italiano
m: si pronuncia come in italiano
n: può avere suono “dentale” o “faucale”.
Il suono “dentale” corrisponde spesso al suono della doppia “nn” italiana: dòna (donna).
Se in fine di parola si scrive doppia ha una pronuncia dentale: afann (affanno).
Ha suono “faucale”:
1) quando si trova scritta semplice ed è in sillaba tonica in fine di parola: pan (pane), ton (tonno)
2) davanti ad alcune consonanti come in italiano (c, g, l, m, s, z);
n-: Faucale tipica celtica. Non è mai tonica.
Si pronuncia come nell’italiano “tango”: sman-a (settimana), lan-a (lana)
p: si pronuncia come in italiano
q: si pronuncia come in italiano
r: si pronuncia come in italiano
s: può avere suono “dolce” o “duro”:
s “dolce” o sonora:
1) davanti alle consonanti b, d, g, l, m, n, r, v: sbardé (spargere), smicé (sbirciare)
2) quando è intervocalica o postvocalica: reusa (rosa), lus (luce);
s “dura” o sorda:
1) davanti alle consonanti c, f, p, q, t: scopass (scappellotto), stra (strada)
2) all’inizio della parola dinanzi a vocale: saba (sabato)
3) quando è pre- e post- consonantica: soens (sovente), vasté (guastare)
4) quando è doppia perché si trova in posizione intervocalica o dopo vocale in fine di parola,
ad es.: rossa (rossa), gròss (grosso).
s-c: suono particolare in cui la “s” e la “c” si pronunciano staccate: s-cianché (strappare)
t: si pronuncia come in italiano
v: si pronuncia generalmente come in italiano, ma si pronuncia “u” italiana nei seguenti casi:
1) in fine di parola se segue una vocale: ciav (chiave)
2) se è intervocalicá (dopo o, u, a): novod (nipote), uva (uva)
3) dinanzi alle consonanti con cui forma un gruppo di difficile pronuncia: gavte (togliti)
z: sostituisce una “s” dolce o sonora:
1) all’inizio della parola, dinanzi a vocale: zagajé (cicalare, chiacchierare)
2) dopo una consonante: zonzoné (ronzare)
ACCENTAZIONE
La “e” avente l’accento acuto, é, si pronuncia stretta: gené (gennaio), méter (metro).
La “e” avente l’accento grave, è, si pronuncia aperta: cafè (caffé), guèra (guerra).
L’accento si segna graficamente sulle parole sdrucciole: pèndola (pendola),
sulle parole tronche che terminano in vocale: masnà (bambino), andé (andare),
sulle piane che terminano in consonante: làder (ladro), véder (vetro),
sulle vocali toniche di alcuni dittonghi: pèis (peso),
su vari iati: crùa (cruda), ferìa (ferita)
ed in alcuni casi per indicare eccezioni alla regola e la maggior apertura di una sillaba:
fèja (pecora), bochèt (mazzo di fiori).
Si segna pure su alcuni monosillabi omografi: chiel a dà (egli dà), mentre da .è preposizione.