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Pittura
Un pittore piemontese dimenticato
Fino a poco tempo fa si poteva ancora vedere nella Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino un quadro di dimensioni medie, La Pensierosa, di Carlo Bonatto Minella (1855 – 1878), pittore ormai ricordato da pochissimi anche se nel secondo Ottocento a Torino fu considerato un vero mito.
Morto giovanissimo, fu pittore sensibile autore di opere di alto livello artistico.
Ragazzo di umilissime origini (il padre faceva il boscaiolo a Frassinetto), arrivò con enormi sacrifici all’Accademia Albertina a 14 anni e venne accolto dai severi maestri Gamba e Gastaldi, che intuirono il suo prodigioso talento e l’aiutarono nella sua formazione pittorica. L’estrema indigenza minò il suo fisico e il mal sottile intaccò il suo corpo e stimolò la sua sensibilità che si rivela nei pochi lavori rimasti, tutti di alta qualità pittorica.
Pochi colori smorzati, armonie raffinate di grigi caldi e freddi, luci soffuse: l’insegnamento accademico viene superato dalla sua personalità originale che può liberamente manifestarsi grazie alla padronanza della tecnica. Si è di fronte ad una produzione di statura europea. Altro che provincialismo della pittura piemontese dell’Ottocento! È stupefacente che un ragazzo senta nel profondo tematiche che saranno tipiche di movimenti che raggiungeranno la piena maturità alla fine del secolo e nel primo Novecento, come il Simbolismo e il Liberty.
(a destra, Carlo Bonatto Minella, Giuditta)
Si osservi infatti la Giuditta che dalle mura di Betulia si presenta al popolo, datato 1877 per la Promotrice, e la Religione dei trapassati, firmato sempre per la Promotrice nel 1878, ultima opera prima della morte.
Sono opere sentite dove Carlo Minella raggiunge la poesia e trascende ogni scolastica esercitazione e ogni decorativismo epidermico, compiaciuto e fine a se stesso del Liberty.
E neanche si tratta di raffinati simbolismi, colti e intellettuali alla Moreau o alla Böcklin.
Sono invece espressione della sincera sensibilità che soltanto chi è stato colpito dal male che consuma a poco a poco il corpo può comprendere e rivivere nella propria anima. Dietro a tutto c’è la morte e il nulla a cui il pittore non si ribella ma contro cui reagisce con forze che a poco a poco si spengono tentando di creare sotto forme classicheggianti la sospirata illusione dell’esistenza di un altro mondo non terreno.
Di qui nasce la pietà che fa porre un fiore sulla tomba e accende la speranza che si possa comunicare con gli spiriti dei trapassati. Sogno o parvenza di vita.
(a sinistra, Carlo Bonatto Minella,
La religione dei trapassati, 1878)
La Pensierosa, tutta giocata su colori smorzati e armonizzati in modo raffinatissimo al di fuori di ogni accademia, ci guarda triste e ci parla di un sentimento melanconico e dolce, di un amore che non si potrà mai realizzare perché la morte si avvicina. Non ci sarà l’amore ma solo il sogno di un amore sperato e non raggiunto.
Bonatto non urla come Munch: smette di lottare perché non ha più le forze e segue l’angelo che, come nel monumento funerario di Canova per Maria Cristina, ci porta nel regno dei trapassati.
La Pensierosa è stata tolta dalla Galleria.
Così a poco a poco si spegne anche il ricordo di un grande artista. All’ignoranza e all’indifferenza non può resistere nessuno.
(a destra, Carlo Bonatto Minella, La pensierosa, 1878)
(Eugenio Gabanino)
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