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Cņl dlAssieta
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Nota storica
La battaglia dellAssietta: quelli che non si muovono
(19 luglio 1747)
Per i Piemontesi rappresenta la felice conclusione della guerra scoppiata nel 1740 in occasione della salita al trono austriaco dell'imperatrice Maria Teresa e che vede Francia, Spagna e Prussia contrapposte ad Austria e Inghilterra.
Il Piemonte entra in guerra nel 1743 a fianco degli Austriaci e viene quasi subito invaso dalle truppe franco-spagnole dalla parte delle Alpi di Cuneo. La resistenza opposta dalla popolazione e dall'esercito piemontese č estremamente ferma e le armate nemiche non raggiungono i loro obiettivi.
Nel 1747 viene scatenata un'ultima offensiva per abbattere la difesa piemontese: l'armata franco-spagnola tenta di penetrare attraverso due vie diverse. Mentre il grosso dell' esercito al comando del generale Las Minas entra dalla parte del mare e occupa Nizza e Sanremo, dove viene bloccato dalle truppe del leggendario generale von Leutrum, un corpo di cinquanta battaglioni agli ordini del cavaliere di Bellisle viene inviato attraverso il Monginevro con l'obiettivo di scendere in pianura ed assediare Torino.
Il piano del Bellisle č di evitare le due vallate della Dora e del Chisone difese dai forti e di salire invece in cresta, sul colle dell'Assietta, dopo aver spazzato via le scarse difese piemontesi e di qui marciare lungo il crinale dello spartiacque, approfittando delle cime spianate, per ridiscendere a valle alle spalle delle fortezze della Brunetta o di Fenestrelle.
Le difese piemontesi sono pronte: tutto il costone dell'Assietta č fortificato con un sistema di trinceramenti e di ridotte dietro i quali sono piazzati i pochi cannoni a disposizione e con una serie di muri a secco costruiti in modo da crollare sugli assalitori. Le forze piemontesi, guidate dal Conte di Bricherasio, assommano a tredici battaglioni per un totale di 7500 uomini, di cui fan parte anche milizie di volontari valligiani e di Valdesi.
La difesa del punto pił pericoloso, la Testa dell'Assietta, č affidata ai granatieri del battaglione delle Guardie sotto il comando del maggiore Paolo di San Sebastiano.
Alle quattro del mattino del 19 luglio il generale Bellisle muove il suo esercito, forte di pił di trentamila uomini e varie batterie di cannoni, dividendolo in tre colonne per tentare una manovra di aggiramento.
La colonna centrale, agli ordini del maresciallo Arnault, deve investire frontalmente la Testa dell'Assietta; quella di sinistra, comandata dal maresciallo Mailly, deve attaccare il Piano. Sulla destra, la colonna del generale Villemur ha il compito di affrontare la difesa del Gran Serin e prendere alle spalle tutto il campo trincerato. Coperti dal fuoco di una batteria di cannoni da montagna i francesi tentano numerosi assalti.
Molti sono travolti dal crollo dei terrapieni, altri riescono a passare e ingaggiano una lotta corpo a corpo con i difensori della Testa e del Piano dell'Assietta, che resistono disperatamente allo strapotere del numero.
Dopo alcune ore di combattimento, in cui cadono parecchi alti ufficiali francesi tra cui lo stesso Bellisle e l'Arnault, la colonna del generale Villemur giunge al Gran Serin e sferra l'attacco.
Il Conte di Bricherasio ordina allora ai combattenti della Testa dell'Assietta di ripiegare, temendo l'accerchiamento. Il generale Alciati con parte delle truppe va a dargli manforte e il Conte di San Sebastiano rimane solo a difendere la posizione con pochi soldati che ormai, esaurite le munizioni, combattono con le baionette e con i sassi.
All' ordine di ripiegare, per tre volte rifiuta, rispondendo con la frase divenuta celebre:
Noi i bogioma nen
Dopo qualche tempo il Mailly e il Villemur si ritirano, vista l'impossibilitą di portare a termine la manovra per la resistenza dei difensori. La vittoria, insperata, conduce in breve tempo al ritiro delle armate franco-spagnole da tutto il Piemonte.
La battaglia dell'Assietta č ormai entrata nella leggenda insieme con le parole del Conte di San Sebastiano, emblematiche di tutto il popolo piemontese.
La bataja ėd la Assieta: coj cha bogio nen
(ėl 19 ėd Luj 1747)
Pėr ij piemontčis a rapresenta la giojosa conclusion ėd la gučra s-ciopą ant ėl 1740 an ocasion ėd l'incoronassion ėd Maria Teresa d'Austria e che a ved Fransa, Spagna e Prussia oponue a Austria e Inghiltčra.
Ėl Piemont a intra an gučra dėl 1743 al fianch ėd lAustria e a ven quasi słbit ocupą da le trupe fransčise/spagneule da la part ėd Coni. La resistensa oponua da la popolassion e dal esčrcit piemontčis a lé motobin ferma e j'armade nemise a oten-o nen ij so obietiv.
Dėl 1747 a ven dėscadną nultima ofensiva pėr abate la difčisa piemontčisa: larmada nemisa a 'rziga d penetré travers doe strą diferente. Antramentre la part pģ granda dėl esčrcit sota ėl comand ėd ėl general Las Minas a intra da la part ėd ėl mar e a ocupa Nissa al Mar e San Remo, anté ch'a ven blocą da le trupe dėl legendari general von Leutrum, na spedission ėd sinquanta batajon sota ij órdin ėd ėl cavajer ėd Bellisle a ven mandą travers ėl Monginevr con lobietiv ėd calé an pianura e assedié Turin.
Ėl pian ėd ėl Bellisle a lé col ėd schivié le doe valade dla Dņira e dėl Chison difčise dai fņrt e ėd monté nopą an sla crėsta dla Assieta, dņp d'avej eliminą le pņche difčise piemontčise e da sģ marcé an sla spartiura, an profitand ėd le sime spianą, pėr arcalé anvers la val a le spale dle fortificassion ėd la Brunėtta o ėd Fenestrelle.
Le difčise piemontčise a son pronte: tut ėl coston ėd la Assieta a lé fortificą con un sistemad trincerament e ėd ridņtte andoa a son piassą ij pochi canon che a-i son a disposission e con na seried muraje a sčch fabricą an manera da robaté an sij agressor. Le fņrse piemontčise, guidą dal Cont Cacheran ėd Brichčiras, a son tėrdes batajon pėr un total ėd 7500 ņmo, dont a fan part ėdcņ ėd milissie 'd volontari dla val e 'd valdčis. La difčisa dėl pont pģ pericolos, la testa dla Assieta, a lé dąita an guerna ai granatié dėl batajon ėd le guardie sotal comand ėd ėl magior Paol ėd San Bastian.
A quatr ore dla matin ėd ėl 19 ėd luj ėl general Bellisle a bogia sņ esčrcit, con pģd vintmila ņmo e vąire baterģe canon, an spartiendlo an tre colņne pėr tenté na maneuvrad argirament. La colņna sentral, sota ij órdin ėd ėl maressial Arnault, a dev anvestģ la front ėd la Assieta, colad snistra, comandą dal maressial Mailly, a dev taché ėl Pian. A drita la colņna dėl general Villemur a lha lincąrich ėd afronté la difčisa dėl Gran Serin e pijé a le spale tut ėl camp trincerą. Quatą dal feud na baterģa canon ėd montagna ij fransčis a preuvo vąire assąut. Tanti a son svėrsą dal crņl ėd ij terapien, dij autri a riesso a passé e a angagio na lņta cņrp a cņrp con ij difensor ėd la Testa e dėl Pian ėd lAssieta, che a resisto an manera disperą a la fņrsa dėl nłmer. Dņp quąiche ora d combatiment, antant ch' a meuiro vąire ąuti ufissiaj fransčis tra ij quaj ėl fin-a Bellisle e lArnault, la colņna dėl general Villemur a riva al Gran Serin e a taca. Ėl cont ėd Brichčiras a ordina ai combatent ėd la testa dla Assieta d arpieghé an avend tėmma dėl acentrament. Ėl general Alciati con na parte dle trupe a va a deje na man e 'l cont ėd San Bastian a resta sol a difende la posission con pņchi soldą che giumai, terminą le munission, a combato con le baionėtte e con ij rņch. Ėl general Alciati, quand a riva l'ordin ėd arpieghé a 'rfuda pėr tre vņlte, an rispondend con la frase dventą famosa:
Noi i bogioma nen
Dņp quąich temp ėl Mailly e ėl Villemur as artiro, pėrchč a lé nen possģbil terminé la manuevra pėr la resistensa dij difensor. La vitņria, nen ėsperą, a mena al artir dj' armade fransčise e spagneule da tut ėl Piemont.
La bataja dla Assieta a lé giumai intrą ant la legenda ansema con le parņle dėl cont ėd San Bastian, emblematiche ėd tut ėl pņpol piemontčis.
(Virą an piemontčis da Tņjo Pegon)
Nota biografica
ARRIGO FRUSTA (1875 - 1965) Non č solo la poesia che ha reso famoso questo piemontese. Nella sua lunga vita egli si realizza in diverse espressioni artistiche e primeggia in varie attivitą: dal teatro al giornalismo al cinema. Č infatti regista delle prime pellicole cinematografiche girate a Torino e collabora anche alla prima stesura di "Cabiria".
Fa parte della "Companģa dij Brandé" istituita da Pacņt nel 1931.
Innamorato della montagna, sono molte le traversate alpinistiche da lui portate a termine con il figlio di Edmondo De Amicis, traversate che egli racconta al Circolo degli Artisti ai suoi amici, tra i quali vi sono pure Gozzano e Pastonchi.
Frusta ha una profonda predilezione per la sua lingua naturale e in un periodo in cui tanti autori piemontesi influenzati dal giornale
'l Birichin amano italianizzare vecchi vocaboli dell'idioma regionale, egli si distingue soprattutto nelle prose per l'uso di un linguaggio puro e antico, con una costruzione lessicale tipica piemontese e vocaboli che affondano le loro radici nei secoli.
Nell'eclettismo del suo temperamento non č solo poeta ma studioso, e proprio analizzando l'opera di Rabelais, evidenzia molte affinitą idiomatiche tra francese antico e piemontese antico.
Il suo č un linguaggio curato fin nelle sfumature pił sottili e ne sono esempio i due volumi in prosa "Fassin-e 'd sabia" e "Ij sent ani dėl Cģrcol dj'Artista". La sua unica opera in versi č "Faravņsche" del 1901, in cui si rivela poeta romantico, con una tematica nuova che caratterizza la poesia regionale del XX secolo, senza tuttavia cadere nel decadentismo, anzi esaltando al massimo il lirismo sereno. La sua poesia a volte č malinconica ma non racchiude mai in sé né pessimismo né crepuscolarismo né esasperazione.
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