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Letteratura
La produzione letteraria che si sviluppa a cavallo dell'unificazione italiana è influenzata dal clima risorgimentalista i cui principali esponenti sono l'avvocato Angelo Brofferio (1802-1866), il giornalista Norberto Rosa (1803-1862), il politico Cesare Balbo (1789-1853) e il conte Cesare di Saluzzo (1778-1853), tutti di buon livello letterario.
Accanto ad essi vive anche una poesia di indirizzo comico satirico espressa dai cosiddetti "poeti minori".
Espressione di certi ambienti torinesi ancor oggi presenti, si diffonde nei circoli letterari la convinzione che la lingua piemontese sia un semplice dialetto.
Nella seconda metà del secolo, due autori segnano l'inizio di una nuova epoca nella letteratura piemontese: Alfonso Ferrero (1873-1933) e Amilcare Solferini (1870-1929), che si elevano sulla mediocrità conformista dei loro contemporanei. Con loro la poesia diviene vera e propria lirica.
Essi sono stati definiti poeti maudits, poiché i loro versi e la loro vita richiamano la raffinatezza ma anche la decadenza dei maudits del romanticismo francese. La loro poesia manifesta un'esistenza inquieta ed angosciata, una sensibilità impregnata di sofferenza senza speranza.
IL TEATRO
La seconda metà dell'Ottocento vede un grande sviluppo del teatro:
Giovanni Toselli (1819-1886), che si può dire il creatore del Teatro Nazionale Piemontese,
Vittorio Bersezio (1828-1900), autore del più importante capolavoro teatrale piemontese ora annoverato nel patrimonio del teatro europeo: Le miserie 'd Monsù Travet,
Eraldo Baretti (1846-1895), la cui opera più importante Ij fastidi d'un grand òm è stata tradotta in italiano, francese e tedesco, ed ancora
Giovanni Zoppis (1830–1876), Luigi Pietracqua (1832–1901), Mario Leoni (1847–1931).
Neuit d’invern |
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Ven sì tacà ‘l feu ch’a s-ciopëtta, |
Ti ‘t fisse mia crapa lusenta, |
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