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Secolo XX

Letteratura


Nel secolo XX si verifica da un lato una diminuzione di parlanti piemontese dovuta a fascismo e immigrazioni e dall'altro un considerevole aumento di validi scrittori. Infatti già nei primi anni del secolo si alzano le voci di

Giovanni Gianotti (1867-1947), che anticipa le tendenze letterarie del '900 subalpino,
Arrigo Frusta (1875-1965), prima voce veramente moderna del xx secolo,
Nino Costa (1886-1945), poeta della famiglia, della terra e del dolore.

Verso la seconda metà del secolo il numero degli autori aumenta staordinariamente. Fra di loro:

Mario Albano (1880-1963), dalla poesia delicata e naturale, colma di fiducia nel Creatore,
Oreste Gallina (1898-1985), la cui poesia è tutta illuminata dalla sua speciale 'religione della terra',
Pinin Pacòt (1899-1964), personaggio di grande importanza per la cultura piemontese. Fondatore della rivista Ij Brandé sull'esempio dei Felibre provenzali che con Mistral (premio Nobel, 1904) avevano rilanciato la lingua occitana, nel 1931 raccoglie gli scrittori in lingua piemontese nella Companìa dij Brandé per valorizzare e diffondere la lingua e la letteratura del Piemonte. Insieme con il titolare della Casa editrice SELP Andrea Viglongo normalizza la grafia del piemontese, riferendola a quella storica di Maurizio Pipino. Altrettanto importante è la sua propria produzione poetica che si eleva a vero lirismo.
Giovanni Bono (1901-1982), voce di quel crepuscolarismo che eccelle in lingua italiana con Guido Gozzano,
Alfredino Nicola (1902-1995), fondatore della rivista Musicalbrandé e cultore di musica popolare,
Nino Autelli (1903-1945), prosatore che vede il mondo con occhi di bambino,
Armando Mottura (1905-1976), co-fondatore dei Brandé, poeta e autore teatrale,
Carlottina Rocco (1908-1993), co-fondatrice dei Brandé, dalla poesia ora naturalistica ora nostalgica,
Luigi Olivero (1909-1996), con Pinin Pacòt fra i più grandi poeti del '900 letterario piemontese.
La sua vita è contrassegnata da grandi viaggi come reporter e giornalista in diversi continenti, che lo portano ad introdurre nella sua poesia piemontese elementi nuovi ed esotici. Poeta multiforme, è di volta in volta passionale e pessimista, sensuale ed elegiaco, mistico ed erotico ma sempre dotato di una poetica moderna che lo pone ai primissimi posti dell'ambito letterario,
Umberto Luigi Ronco (1913-1997), dalla poesia ermetica ed esistenzialista,
Dumini Badalin (1917-1980), poeta del duro lavoro della terra.

Negli ultimi decenni del secolo emergono diversi scrittori appartenenti soprattutto alla
Companìa dij Brandé:

Tavio Cosio (1923-1989), Bep Ross (1935-1995) ed Antonio Bodrero (1921-1999), il cui profondo messaggio contiene una forte difesa dell'autonomia della sua terra e della sua lingua,
Mariolina Passigli (1941-1977), poetessa delicata e di profonda fede religiosa,
Tavo Burat (Gustavo Buratti), poeta e prosatore, impegnato nella campagna per il riconoscimento internazionale della lingua piemontese,
Censin Pich, autore di molte prose interessanti ed intimistiche,
Bianca Dorato, autrice di poesie ma soprattutto di commedie teatrali,
Camillo Brero, non solo poeta ed autore di prose molto valide ma anche eccellente studioso autore di una Grammatica piemontese in varie edizioni, un Dizionario Italiano-Piemontese e Piemontese-Italiano e una Storia della letteratura piemontese in tre volumi.

Piemont
Luigi Olivero

O Piemont, ò paìs dij montagnar,
paìs d’òmini dur e tut d’un tòch,
ma àut, ma frèm, ma fòrt, com ij tò ròch.
Ma militar!


CESARE BALBO


PIEMONT! Piemont! I crijo con la fòrsa
ëd tut mè sangh e ‘d tuta la mia vos.
Contra ‘st mond salopard ëd luv rabios
tò nòm lo saro ant cheur come ant na mòrsa.

E tò parlé da mas-cc, Piemont glorios,
tò langagi scurpì ‘d paròle crùe,
l’é un arch dë stèile e ‘d nì d’aquile drùe
con ale ‘d vent, euj visch ëd sol radios.

Un arch sizlà ‘nt ël diamant bleu ‘d tò cel
ch’a splend, Piemont, sle toe montagne a pich
sui tò biond camp laurà dai pian ai brich.

E ‘l pensé ch’a sluzìss ant mè sërvel
l’é un ragg dl’arà d’assel che ant le toe tère
squarsa j’òss dij nemis ëd le toe guère.

Mont Bianch, 1925

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